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CORSO DI SUSHI…2 – L’ITAMAE: UN ARTIGIANO CON L’ARTE NELLE MANI

Dopo aver visto nell’articolo precedente come è nato il sushi in Giappone, vediamo ora cosa significa saperlo preparare. Mentre una persona che cucina per professione viene solitamente definito un cuoco od uno chef, nel mondo del sushi l’artefice di quel meraviglioso cibo è chiamato itamae, ovvero “artigiano del sushi”.Gli itamae devono completare un preciso corso di studi per specializzarsi in tecniche culinarie molto specifiche e ci vogliono parecchi anni perché tali tecniche siamo padroneggiate con estrema competenza. Queste tecniche hanno però tutte una caratteristica comune: formare una pallina con pesce e riso condito, pressarli in uno stampo di legno o avvolgerli con una stuoietta di bambù, infatti, sono tutti gesti

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CORSO DI SUSHI… galateo

Ciascuno di noi se lo chiede quando si trova davanti un bel piatto di sushi e non sempre sappiamo darci una risposta: ma come si dovrebbe mangiare il sushi? Per i Giapponesi si tratta di gesti naturali, basati sulle regole di base del galateo a tavola nipponico a cui vengono educati fin dall’infanzia. Per gli Occidentali invece il rapporto con il cibo giapponese, soprattutto con il sushi, risulta irto di dubbi e difficoltà. E ci si fa assalire dai dubbi più disparati: come si usano le bacchette? Quali salse vanno abbinate a cosa? Le decorazioni si mangiano? C’è una sequenza nell’assaggiare i vari bocconcini di sushi tanto piacevolmente disposti nei

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IL GIAPPONE, L’AUTUNNO, I SUOI COLORI

In Giappone, lo abbiamo già notato oramai più volte in questa sede, si vive un vero e proprio felice connubio con la natura. Il paese più tecnologicamente avanzato, la culla della perfezione robotica è ancora capace infatti, forse più di ogni altro posto su questo pianeta, di cogliere la piena essenza di ciò che lo circonda, dallo sbocciare o appassire di un fiore, all’arrossire o cadere di una foglia.L’autunno archivia la stagione più calda ed umida dell’anno e, naturalmente, come ovunque sullo stesso emisfero, anche per il Giappone è quella più florida e bella: l’aria si addolcisce, la pioggia e i violenti tifoni estivi che hanno attraversato l’arcipelago scuotendolo da

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IL SHOCHU, BEVANDA CHIC CHE FA FURORE

Che ne direste se vi invitassimo in una shochulounge o in un shochubar?Forse in Italia non tutti sanno che accanto ai sakebar sono sempre più diffusi e stanno spopolando non solo in Giappone, ma anche in molte città degli Stati Uniti ed a Londra, i locali dove si degusta il shochu, la bevanda alcolica appartenente alla tradizione, che ha ormai superato in termini di consumo e gradimento il sake, da sempre considerato il signore degli alcolici.Il fenomeno è davvero interessante, visto che fino ad una ventina di anni fa il shochu rappresentava il “cicchetto” degli anziani o dei lavoratori facenti parte delle sfere meno agiate.Lo scenario è negli ultimi anni

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SAKE’ OTOSO’

OTOSO (Sake per cerimonia augurale) La mattina del 1 gennaio, giorno di Capodanno, la famiglia tipica giapponese si alza, si inginocchia e prega dinanzi all’altarino shintoista o buddista di casa; quindi si siede a tavola e comincia a sorseggiare una tazza di otoso sake.Come vuole la tradizione, l’ otoso sake viene bevuto per scacciare via ogni negatività dalla propria casa e per assicurare lunga vita a tutti i presenti. Infatti la parola stessa viene scritta utilizzando i caratteri 屠蘇 che significano rispettivamente “sconfiggere” e “spiriti maligni”.Il detto in uso dice “se una persona ne beve, nessun membro della sua famiglia si ammalerà, se tutta la famiglia ne beve, nessuno nel

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SAKE: IL GUSTO DELLA STORIA GIAPPONESE

Il sake nasce dalla lavorazione del riso grazie a un sofisticato processo produttivo di origini antichissime e unico nel suo genere, che dà luogo a una straordinaria e inconfondibile complessità di profumi e aromi.E’ la bevanda fermentata che contiene la maggiore quantità di alcool al mondo ma è anche la più ricca di vari fattori nutritivi fra cui zuccheri, amminoacidi, acidi organici, vitamine.Un vero tesoro nazionale. Ricchezza.. Il sake è per i Giapponesi come il vino per gli Italiani. Esso accompagna la loro vita nei momenti più importanti, tutte le cerimonie religiose e gli eventi civili vengono suggellati bevendo un bicchiere di sake: il raggiungimento della maggiore età, il matrimonio

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BERE IL SAKE

Bere il sake è un’esperienza che va fatta almeno una volta…ma può essere vissuta molteplici volte scoprendo profumi e sapori sempre diversi!Esistono infatti vari tipi di sake, mutevoli al palato, che danno il loro meglio a temperature differenti e con abbinamenti di cibi i più particolari. I tre livelli di temperatura per il sake caldo sono 35°C, 45°C e 55°C anche se il più diffuso è l’“hitohada” (livello pari alla temperatura corporea). Il modo migliore per scaldare il sake è di porlo nel Tokkuri (tradizionale contenitore in ceramica) e immergere questo nell’acqua che si andrà a scaldare: successivamente si verserà nelle coppette denominate “sakazuki” o “choko”. Questa cultura della ritualità

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UNA TRADIZIONE SORPRENDENTE: SAKE, LEGNO E…

Un modo antico e al tempo stesso inedito di provare il sake è di berlo dal masu. Il masu è una piccola scatola di legno (viene adoperato il legno di sugi, chiamato volgarmente cedro giapponese, o hinoki, una varietà di cipresso) a base quadrata: originariamente utilizzata come misura di una porzione di riso (la misura standard è di 180 millilitri), venne usata dai produttori di sake per primi come bicchiere per assaggiare i risultati del proprio lavoro e, prodotta con un materiale facilmente reperibile ed economico, si diffuse presto nei sake bar.Per gli intenditori di oggi forse è preferibile degustare il sake nel vetro scoprendone così in purezza i vari

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I LUOGHI DEL TE’

Il tè giapponese non si assapora al bar, seduti a un tavolino nel clamore dei marciapiedi o al banco frastornati da luci e immagini, ma nella stanza della cerimonia: un luogo fisico e spirituale.In essa infatti sono stati trasfusi gli ideali dell’estetica zen: la ricerca della povertà e semplicità, il rifiuto assoluto dell’ostentazione e degli orpelli che richiamino alla vita di tutti i giorni, la liberazione da affanni e preoccupazioni terrene…tutto quel che permetta di isolarsi temporaneamente dal mondo per entrare in una dimensione estetica di serenità in cui ai pensieri si sostituiscono le emozioni e al giudizio la condivisione…in altre parole il vuoto.Per ottenere ciò la stanza è praticamente

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